"Una vita cinese" di Li Kunwu e P.Otié
Li Kunwu æŽæ˜†æ¦ è un artista, disegnatore di poster di propaganda e vignettista del quotidiano Yunnan Daily 云å—日报. Nato nel 1955 a Kunming, capoluogo della provincia dello Yunnan, nella Cina meridionale, fa parte della generazione che ha visto la sua esistenza travolta in più di un’occasione dalle ondate della turbolenta storia cinese del Novecento. Specializzato in cartoon di propaganda, oggi lavora allo studio delle minoranze etniche e culturali nella propria provincia, una delle più diversificate del Paese.
Una vita cinese è un fumetto in tre volumi disegnato da lui stesso e scritto insieme al francese Philippe Ôtié. I tre volumi che costituiscono l’opera (1. Il tempo del padre, 2. Il tempo del Partito, 3. Il tempo del denaro) ci permettono di rivivere le fasi più importanti della storia cinese dal 1950 ai giorni nostri da una prospettiva particolarmente umana, vicina ai sentimenti, agli entusiasmi e alle tragedie del popolo. I tre volumi non sono un’opera di denuncia ma di ricostruzione storica. Il tratto dell’artista è nervoso e in certi punti si avvicina al grottesco.
Il primo volume ci narra degli eventi della rivoluzione culturale e del grande balzo in avanti. L’euforia che le politiche adottate scatenano nella popolazione e le tragiche conseguenze che ne derivano. Tra queste colpiscono in particolare le vignette che ritraggono la distruzione di quelle che sono le proprie tradizioni, bruciando edifici e oggetti appartenenti a tempi passati e visti in contrasto con la costruzione di una nuova Cina. Il testo si conclude con la morte di Mao, che lascia il popolo cinese in stato di shock, senza più il Grande Timoniere da seguire.
Il secondo volume si apre nel 1976. La Cina è in lutto. Inizia a tirare una nuova aria e molti sbagli del passato vengono imputati alla banda dei quattro. Mentre il padre si trova in un campo di rieducazione e la sua famiglia è sparsa per la Cina per seguire il modello rivoluzionario, arriva il momento per il protagonista di entrare nel Partito. La Cina, grazie alle politiche di Deng Xiaoping, inizia ad aprirsi. Arrivano i primi stranieri e le abitudini di vita dei cinesi subiscono nuovamente un radicale cambiamento. Anche in questo volume Li Kunwu riesce a colpire nel segno, anche quando il silenzio regna sovrano. È il caso dell’incontro di una coppia dopo dieci anni di distanza, in cui le parole non sono facili da trovare. Le vignette però, raffiguranti il loro primo pranzo insieme e qualche semplice gesto con le bacchette, riescono ad avere una forte carica emotiva.
Il tempo del denaro è il volume con cui Li Kunwu ci porta ai giorni nostri. Si parte dal 1982. I timori e le aspirazioni dell’epoca, frutto dei cambiamenti del periodo, fanno da protagonisti. Il denaro diventa il Dio da seguire e ognuno cerca di escogitare un modo per arricchirsi. Ci vengono raccontate le stesse storie che Li Kunwu doveva rappresentare per lo Yunnan Daily. Storie di poveracci e contadini che sono diventati industriali di fama nazionale, passando dal lavorare nelle risaie o dal raccogliere ferrivecchi a stringere accordi con le principali multinazionali di tutto il mondo. Le città cinese diventano veri e propri cantieri dove nuovi grattacieli vengono costruiti e le vecchie case abbattute. Mentre da un lato si riscoprono elementi tradizionali abbandonati con la rivoluzione culturale, la modernità continua a farsi strada abbattendo ogni ostacolo sul suo cammino, come accade ancora in questi anni in Cina.
Mi sono imbattuto in questa sua autobiografia a fumetti per caso. Avevo tre ore libere da una lezione all’altra e dovevo cercare un modo per far passare il tempo. Da bravo libromane, il mio primo pensiero è stato quello di andare in biblioteca a scoprire nuove letture. Non sono mai stato un grandissimo fan dei fumetti. A dirla tutta, mi sono avvicinato un po’ diffidente a questa lettura, posizionata in bella vista sullo stand degli ultimi arrivi. Mi ha rapito. È stato come una di quelle classiche scene cinematografiche in cui si viene risucchiati all’interno del libro. Riesci a percepire la verità dietro alle immagini e alle parole, l’emozione e il disagio che a volte si provano a raccontare cose del proprio passato. Penso che sia così che ci si debba rapportare alla storia, lontani da una memorizzazione meccanica di date ed eventi in successione. Dalla lettura di testi come Una vita cinese si impara molto, non solo riguardo ad eventi storici di grandissima importanza, ma anche alla natura umana, fragile e piena di ombre ma con una forza tale da stravolgere il suo stesso mondo.
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