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Gong Li: attrice icona del cinema cinese

Gong Li: attrice icona del cinema cinese


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“La bellezza, per me, non ha mai a che fare con il solo aspetto. È tutta la persona. Bello è ciò che appariamo e ciò che siamo, credo davvero che sia la nostra interiorità. È legata perfino a come siamo capaci di fare il nostro lavoro, alla bellezza che siamo capaci di trarne.”

In Italia non si conosce molto del cinema cinese. Anche se alcuni titoli come La tigre e il dragone o La foresta dei pugnali volanti possono venire in mente non solo agli appassionati di Cina, in generale se ne conosce ben poco. I film cinesi che, raramente, vengono scelti per essere doppiati e distribuiti anche in Italia appartengono spesso a due categorie:

- film di arti marziali intrisi di elementi cinesi e storici

- film drammatici dalla grande forza struggente.

Senza dimenticare chi si confonde e a sentir parlare di cinema cinese ricorda subito l’ondata di film horror orientali (come The Ring, Phone, Two Sisters ecc.) a cui abbiamo assistito alcuni anni fa, i quali però sono per la maggior parte giapponesi e coreani (o al massimo di Hong Kong, come The Eye). Il cinema cinese però sforna film senza sosta. Solo nel 2017 in Cina sono stati prodotti circa 800 lungometraggi dei generi più disparati.

Anche di attori cinesi ne conosciamo pochi. Gli unici nomi conosciuti dalle persone con cui mi capita di affrontare l’argomento sono spesso Bruce Lee, Jackie Chan, “quella che ha fatto Memorie di una geisha” (Zhang Ziyi) o “quella di Lanterne Rosse” (Gong Li). Cerchiamo di coprire qualche lacuna parlando proprio di quest’ultima, attrice icona del cinema cinese e simbolo della rinascita cinematografica pechinese, protagonista di importantissimi film nella storia del cinema orientale.

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Gong Li è nata il 31 dicembre 1965 a Shenyang, nella provincia del Liaoning, nel nord della Cina ma è cresciuta a Jinan, nello Shandong. La più giovane di cinque figli, è cresciuta circondata dalla cultura e dai libri. “I miei genitori erano entrambi insegnanti, ed io ero la più piccola tra i miei fratelli, che oggi sono tutti o insegnanti o medici. Anni fa io dissi ai miei genitori: “Non sarò né medico né insegnante, voglio lavorare nelle arti”. E loro - cosa incredibilmente audace e moderna per i loro tempi - mi diedero la libertà di fare e di essere ciò che volevo. Sono andata all’università nel 1985, e in quegli anni i miei coetanei davano ancora molto ascolto ai loro genitori, facevano quello che i genitori si aspettavano che loro facessero. Io ero forse la sola a potermi esprimere come volevo, ad avere quella libertà. È questo ad aver fatto di me quello che sono. Ha forgiato la mia personalità, la mia indipendenza.” In numerose interviste Gong Li ha ribadito come i suoi genitori, a differenza della società di allora e di oggi, dessero sempre più importanza alla bellezza interiore rispetto a quella esteriore. Questo ha avuto un grande impatto su di lei e su come si pone ai personaggi che deve interpretare. “Quando ho detto ai miei genitori che volevo diventare un’attrice hanno esitato moltissimo. […] A quei tempi, e in fondo ancora ora, l’ideale tradizionale di bellezza femminile, in Cina, era questo: occhi grandissimi in un viso molto piccolo, bocca altrettanto piccola. Io, di sicuro, non incarno quell’ideale di bellezza classica cinese. Insomma, i miei genitori temevano che io non fossi abbastanza bella per il tipo di carriera che mi ero messa in testa. Quello che mi hanno detto perciò è “Sii molto paziente, tieni duro, combatti con tutte le tue forze, non ti scoraggiare. Anche se non ce la farai ad entrare in questo corso universitario per attori, potrai sempre diventare una insegnante di teatro o di musica. È probabile che tu non diventerai un’artista, ma potrai insegnare agli altri come diventarlo. […] La bellezza, per me, non ha mai a che fare con il solo aspetto. È tutta la persona. Bello è ciò che appariamo e ciò che siamo, credo davvero che sia la nostra interiorità. È legata perfino a come siamo capaci di fare il nostro lavoro, alla bellezza che siamo capaci di trarne.

Durante i suoi ultimi anni da studentessa, nel 1987, venne notata dall'ancora sconosciuto regista ZhÄng Yìmóu, il quale la inserì nel cast di Sorgo Rosso, primo film della futura star. Da quel momento in poi il suo nome e quello del regista, legati in quegli anni anche da una relazione sentimentale, saranno inscindibili. Lei sarà infatti l'abituale protagonista delle sue pellicole e lui il suo pigmalione. Una lunga serie di film tra i quali ricordiamo per esempio Vivere! basato sul romanzo di Yu Hua, La storia di Qiu Ju, vincitore del Leone d'Oro al miglior film e della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile o La triade di Shanghai, le cui scene di cabaret con Gong Li protagonista (qui il link) sono diventate famosissime.

Il ruolo che l'ha resa più nota è sicuramente quello del film Lanterne rosse del 1991, opera con cui la Cina si affaccia alla ribalta cinematografica. Il film, candidato anche agli Oscar, ha incontrato all’estero un buon successo ed è riuscito ad affascinare il pubblico con la sua drammaticità profondamente orientale.

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Gong Li, attrice feticcio di gran parte degli autori della quinta generazione (ZhÄng Yìmóu e Chen Kaige in primis) è stata anche uno dei simboli della contestazione al regime comunista: spesso, infatti, ha dato voce e corpo a personaggi combattuti e fieri di donne, denunciando la discriminazione strisciante nella società cinese. “Avevo tre anni quando è cominciata la Rivoluzione Culturale. I miei genitori insegnavano all’università, ma le lezioni furono sospese e andarono a lavorare in fabbrica. Mio fratello e mia sorella maggiori, 17 e 16 anni, furono mandati nei villaggi come contadini. Io non dovevo più frequentare l’asilo: potevo rimanere con gli altri due miei fratelli e mi sembrava bellissimo. Fuori c’era sempre confusione, sventolavano le bandiere rosse, la gente urlava e cantava, invece la mia casa era così tranquilla, così vuota. Dei miei fratelli più grandi non avevamo notizie. Sono stata fortunata perché rivedevo i miei genitori ogni sera. Ma fu un disastro per gli intellettuali. […] Ho lavorato con tutti i grandi registi della “quinta generazione” cinese, a partire da Zhang Yimou e Chen Kaige, e questa generazione vuole mostrare il volto nuovo della Cina e delle sue donne. Perciò racconta le donne come una volta si faceva soltanto con i personaggi maschili: con intensità e profondità. Loro trattano i ruoli femminili come farebbero con quelli maschili, forse anche perché sanno che io ho questa forte personalità. Sanno che posso impersonare la forza delle donne, anche quando il contesto è difficile.

Nella  sua carriera Gong Li ha lavorato anche in blockbuster americani: Memorie di una geisha nel 2005, Miami Vice nel 2006 (anno in cui è anche uscito La città proibita di Zhang Yimou dove lei è protagonista al fianco di Chow Yun-Fat), Hannibal Lecter nel 2007 e sarà presente in Mulan, live-action della Disney in uscita nel 2020.

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Negli ultimi anni non ha accettato molti dei ruoli che le sono stati proposti e ha più volte mosso critiche verso la produzione cinematografica cinese degli ultimi periodi. “Il mercato cinematografico cinese non riesce a uscire dall’influenza americana e Hollywoodiana. Da molto tempo non vedo un film cinese di alta qualità e gli unici film cinesi che gli occidentali cercano sono quelli che parlano del nostro passato. I produttori cinematografici cinesi non dovrebbero focalizzarsi esclusivamente sull’intrattenimento. Alcuni film dovrebbero essere in grado di purificare l’anima degli spettatori. Gli argomenti trattati sono sempre gli stessi e quello a cui spesso prestano attenzione sono solo i numeri, i soldi, lasciando in secondo piano la qualità e il valore dei messaggi trasmessi.”

Uno degli ultimi film di maggior successo di Gong Li è stato Lettere di uno sconosciuto del 2014 (avente come regista sempre Zhang Yimou), accolto con entusiasmo sia dal pubblico che dalla critica. «Ho accettato il ruolo proprio perché è molto difficile: era una sfida che non potevo non cogliere. A me le sfide piacciono molto. Questa parte mi è costata un grandissimo sforzo: abbiamo avuto soltanto quattro mesi per girare, quattro mesi per me per calarmi in questa donna che perde tutti i suoi ricordi. Ma avevo un regista meraviglioso accanto, Zhang Yimou, e un copratogonista altrettanto straordinario. È la squadra che costruisce la storia e i personaggi, tanto più in così poco tempo. Per prepararmi alla parte ho passato un mese in un ospedale per malati di mente. Volevo capire come vivono, agiscono, si comportano le persone che perdono la memoria. Ma questa resta una storia d’amore, e l’amore va oltre qualunque tempo e qualunque luogo. L’amore non cambia».

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Nel 1999 anche i Red Hot Chili Peppers hanno scritto una canzone intitolata proprio Gong Li.

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