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Bamboo Hirst - Una vita tra Cina e Italia

Bamboo Hirst - Una vita tra Cina e Italia


"Andare nelle piccole città, piccolissime, dove trovi l'anima della Cina. Dove ti guardano e sorridono. Cercare quel piccolo contatto che è un massaggio, un'agopuntura. Assaggiare le diverse qualità di tè. Ecco, per capire la Cina potrei dire solo questo." - Bamboo Hirst -

Bamboo Hirst, nata a Shanghai nel 1940 da madre cinese e padre italiano, è stata la prima scrittrice di origine cinese a scrivere in italiano. Come succede spesso nella scrittura migrante, le sue opere hanno una fortissima componente autobiografica. Bamboo Hirst, inoltre, è stata una delle scrittrici migranti di origine cinese più produttive per quanto riguarda il numero delle opere letterarie scritte, raggiungendo una discreta notorietà. Tramite i suoi racconti possiamo assistere con i nostri occhi alla scissione interiore dell’autrice. Bamboo Hirst infatti, nonostante abbia passato la maggior parte della sua vita in Europa (vive attualmente a Londra), non ha mai dimenticato la Cina, dove è rimasta fino all’età di 13 anni. A causa di motivi politici e per la sua stessa sicurezza venne fatta salire su una nave greca nel 1953 e dopo settanta giorni di navigazione arrivò finalmente a Napoli. Quei primi anni di vita, le cose vissute e viste da bambina, hanno avuto un grandissimo impatto sulla sua crescita e sulla sua ricerca di un’identità. Lo spaesamento, spesso comune a tutti coloro che passano tanto tempo all’estero, è protagonista di molti momenti della sua vita, reso ancora più forte dalla natura bi-culturale dell’autrice. La sua parte cinese sembra sempre, alla fine, prevalere su quella italiana. Bamboo, crescendo, impara a fare di questa sua doppia natura un grande motivo di orgoglio e di valore. Inizia ad accentuare i suoi tratti cinesi con il trucco, a vestirsi in molte occasioni con abiti tradizionali e a studiare per migliorare la scrittura dei caratteri. Capisce che il suo essere diversa, vissuto da tanti nella stessa situazione con grande difficoltà, è invece il suo punto di forza, ciò che la rende unica e speciale.

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Il suo appartenere a due mondi contrapposti, oriente ed occidente, diventa il filo conduttore delle sue opere e la porta ad avere un’identità profondamente divisa. Questo coinvolge moltissimi aspetti della sua vita. Da una prospettiva di tipo religioso è influenzata dalle credenze buddhiste della famiglia della madre e di quelle cristiano-cattoliche degli istituti che frequenta da bambina, entrambe mescolate a superstizioni e credenze popolari cinesi. Da un punto di vista linguistico invece l’autrice è divisa tra il dialetto di Shanghai, l’italiano, il cinese mandarino che ha imparato grazie a corsi serali in Italia, l’inglese e il francese, studiate durante il soggiorno negli istituti cattolici.

"In Cina non bisognerebbe avere fretta. Si dovrebbe viaggiare seguendo il corso dei fiumi, fermandosi nei villaggi. Alloggiare nei monasteri, magari raccogliersi in meditazione nel cortile di un tempio. Il problema è che prima dovremmo sapere chi siamo e come vogliamo affrontare il viaggio. Il viaggio è la realizzazione di un pensiero." - Bamboo Hirst -

Il debutto letterario nel panorama italiano è nel 1986 con la pubblicazione del suo primo romanzo autobiografico, Inchiostro di Cina. Nel romanzo l’autrice parla del suo arrivo in Italia, dei suoi ricordi legati alla Cina e del suo imparare a conoscere l’Occidente, così come del suo matrimonio e della sua carriera nel mondo della moda. Tramite la memoria e la scrittura Bamboo Hirst, abbandonato anche il suo vecchio nome, combatte per ricomporre una difficile identità. A questo romanzo segue Il mondo oltre il fiume dei peschi in fiore: viaggio attraverso la Cina (1989) e successivamente Cartoline da Pechino: emozioni e colori cinesi (1994).  È stato proprio con quest’ultimo lavoro che sono venuto a conoscenza di questa scrittrice. In totale fase di nostalgia per la Cina, che chi ha vissuto là per tanto tempo penso si porti per sempre dietro, il libro di Bamboo Hirst mi ha aiutato a tornare ad immergermi in quella realtà così lontana ma che ho sempre amato fin da bambino. La cosa che mi ha più affascinato è il mondo di usanze, superstizioni e credenze che ci viene descritto, ormai sempre più difficile da incontrare in Cina. È la Cina degli anziani e dei contadini, dei treni a vapore e di un rumoroso ma allegro disordine. Si tratta di impressioni vive, raccolte nel momento in cui le provava e scritte dove le capitava: sul tavolino di un treno, sul muretto di un tempio o sul sedile di un taxi. Il contrasto tra i ricordi di una Cina passata e quella degli anni novanta in cui ha compiuto il viaggio è forte, se confrontato con la Cina degli ultimi dieci anni è immenso.

"In Cina l'euroasiatico è considerato l'amalgama di due semisfere, quella d'Oriente e quella d'Occidente, perpetuamente in bilico tra questi due mondi, perpetuamente lacerato da due poli, il principio dello Yin e il principio dello Yang." - Bamboo Hirst -

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Tra gli altri romanzi dell’autrice troviamo Passaggio a Shanghai (1991), in cui racconta la storia d'amore tra i suoi genitori, e Figlie della Cina (2002), una riflessione sulla condizione della donna cinese. Blu Cina (2005), tra le sue opere più acclamate (è stata tradotta anche in inglese e in cinese), sembra voler raccogliere tutto quello detto fino a quel momento. Vado a Shanghai a comprarmi un cappello (2008), una ricostruzione della Shanghai degli anni '30-'40 e L'ultimo ballo nella città proibita (2013), la storia di Agnes Smedley, fiera donna americana che dedicò gran parte della sua vita alla Cina, sono ad oggi le sue ultime opere.

"Bisogna mescolarsi nella quotidianità con altre culture, meticciare di più. Bisogna dare a questo termine un significato positivo. Per tutta la vita ho viaggiato mossa da un senso confuciano di dovere, per cercare di capire e scoprire. Adesso sono più taoista, sono stanca di essere disciplinata. Ora viaggio per curiosità, per realizzare i miei sogni. Adesso vorrei vedere il deserto. Da piccola mi perdevo appoggiata a una finestra da dove si vedeva un'immensa risaia. Sogno le dune del deserto perché penso a un'immensa risaia, solo diversa." - Bamboo Hirst -

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