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La Cina degli omosessuali

La Cina degli omosessuali


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L’omosessualità nella storia cinese

La società cinese, improntata da sempre sull’importanza della famiglia, a differenza di quello che si può pensare ha dimostrato nel suo passato una notevole apertura nei confronti della tematica omosessuale. Secondo alcuni infatti, l’importanza di valori imperiali quali il fare figli e avere nuore che accudiscano i genitori, derivanti per lo più dalla cultura contadina, non sono stati i motivi principali nello scatenare i comportamenti di chiusura e non accettazione che hanno caratterizzato l’ultimo periodo di storia del Paese asiatico. Per i sostenitori di questa linea di pensiero i primi sentimenti di intolleranza hanno infatti radici occidentali e ancor più precisamente cattoliche. Il confucianesimo, pur esaltando il valore famigliare, non ha mai infatti condannato direttamente l’omosessualità e lo stesso si può dire per il buddismo. Durante le dinastie Ming e Qing a quasi tutti i banchetti erano invitati ragazzi che, oltre ad essere interpreti di ruoli femminili nell’Opera tradizionale cinese, si dedicavano a intrattenere gli invitati che volessero deliziarsi della loro compagnia. Numerosi casi e descrizioni di amori omosessuali li si possono trovare anche in tanti scritti di letteratura classica o in raffigurazioni pittoriche.

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Persecuzioni fatte direttamente verso gli  omosessuali nel passato della Cina non ci sono mai state. I primi cattolici provenienti dall’Italia portarono invece, comunicandolo allo stesso Papa tramite lettere, un senso di disgusto e peccato nei confronti dei comportamenti omosessuali che incontravano in Cina. Fattori successivi importanti che contribuirono allo sviluppo di sentimenti omofobi furono il Movimento del Quattro Maggio del 1919, in cui il mondo di nobili e artisti omosessuali venne condannato come “decadente”, e il comunismo, che condannò definitivamente ogni diversità sessuale. Dall’arrivo del comunismo e dopo la Rivoluzione Culturale Proletaria del 1949 voluta da Mao Zedong, l’omosessualità venne ufficialmente proclamata reato e messa al bando: nei confronti degli omosessuali vennero attuate persecuzioni, prigionie, campi di lavoro e a volte anche esecuzioni capitali. Essere gay era visto come il frutto di una società capitalista, una caratteristica borghese da cui ci si doveva liberare.

A fianco di queste teorie vi sono quelle di altri studiosi che affermano invece che l’omosessualità sia stata sempre condannata nella cultura cinese, leggendo l’invito del buddismo ad astenersi dalla vita sessuale e del confucianesimo alla procreazione come prese di posizione contro i rapporti tra persone dello stesso sesso. Anche il taosimo, portavoce di un'idea d’amore come l’unione di due forze, lo yin 阴, la parte femminile, e lo yang 阳, la parte maschile, è stato considerato essere in contrapposizione all’amore omosessuale. Un amore formato da due yin o da due yang risulterebbe distruttivo e portatore di negatività. Queste teorie legate al taosimo sono state criticate da altri che affermano che lo yin e lo yang hanno contemporaneamente al loro interno ognuno una componente della parte opposta. Ciò legittimerebbe anche l’omosessualità all’interno della concezione taoista. In ogni caso al giorno d’oggi le cose stanno profondamente cambiando.

L’omosessualità oggi

Il 1997 è stato l’anno in cui l’omosessualità ha smesso di essere un reato e nel 2001 l’Associazione degli Psichiatri Cinesi l’ha tolta dalla lista delle malattie mentali. Sono ancora tantissime però le persone che decidono di nascondere la propria sessualità. Prima di tutto non vogliono deludere i propri genitori, per i quali diventare nonni ed avere un nipote che porti avanti la famiglia è di fondamentale importanza. Decidono spesso di sposarsi lo stesso ed è così che è nato il fenomeno delle tongqi åŒå¦», milioni di mogli di uomini gay che accettano in silenzio l’omosessualità dei mariti pur essendone venute a conoscenza, spesso dopo le nozze. Tra i giovani della comunità LGBT cinese adesso si è diffusa l’abitudine di cercare una persona omosessuale del sesso opposto per organizzare un matrimonio di facciata. Così facendo i parenti, all’oscuro di tutto, riescono a guardare gioiosamente al futuro senza aver “perso la faccia” e i due sposi possono godersi liberamente la vita dopo le nozze. Nelle città la situazione è decisamente più rosea rispetto alle campagne e tra i giovani, in linea generale, si incontra una grande apertura verso queste tematiche.

Il governo cinese ha lasciato i cittadini omosessuali nel silenzio per molti anni, facendo quasi finta che non esistessero. Non ha mai preso posizioni forti né contro né a favore. Non ha mai ostacolato o incoraggiato  direttamente nessuna forma di discriminazione. Negli ultimi anni però, sotto la guida di Xi JinPing, la Cina sembra aver fatto qualche passo indietro. Un importante fatto successo di recente è per esempio quello di Weibo, social network cinese che conta mezzo miliardo di iscritti. Weibo nell’aprile del 2018 ha infatti annunciato di voler rimuovere tutti i contenuti “illegali” dalla piattaforma, tra cui pornografia, violenza e omosessualità. Weibo ha rivendicato la decisione di vietare contenuti gay e violenti dopo l’approvazione della nuova legge cinese sulla sicurezza informatica, che richiede una rigorosa sorveglianza dei dati. Migliaia e migliaia di utenti hanno iniziato a protestare diffondendo il tag #我是åŒæ€§æ‹ (#iamgay). L’esplosione di lamentele e i gesti di ribellione dei vari utenti, tra cui anche personaggi dello spettacolo, hanno portato Weibo a fare un passo indietro rispetto alla decisione presa, lasciando i contenuti a tematica gay e scusandosi con i propri iscritti. La censura su contenuti gay non è comunque una novità. Il governo ha vietato la trasmissione in tv di qualsiasi contenuto a tematica omosessuale, la più famosa serie tv gay cinese Shangyin 上瘾 è stata cancellata e anche nel recente Bohemian Rhapsody sono state tagliate le parti con riferimenti all’omosessualità di Freddie Mercury. La cosa positiva è che, anche grazie al web e ai social network, i cinesi hanno sempre più possibilità di fare sentire la propria voce e il malcontento e le proteste sul web che queste azioni scatenano non possono più essere completamente ignorate dal governo.

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La vita degli omosessuali in Cina

In tutta la Cina vi è un solo gay pride, quello di Shanghai. Il primo fu nel 2009 ma le modalità di svolgimento sono diverse da quelle occidentali. Spesso sono organizzati incontri formativi, cineforum, conferenze e una sorta di lunga sfilata/maratona. L’invito è comunque quello alla sobrietà e al contegno. Pride vengono organizzati anche a Hong Kong e Taipei. Taiwan dal 24 maggio 2019 ha riconosciuto i matrimoni tra persone dello stesso sesso, diventando il primo paese in tutta l’Asia a riconoscere unioni di questo tipo.

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In tutte le principali città cinesi si possono trovare bar e discoteche gay (locali spesso divisi tra quelli per uomini e quelli per donne). Spesso però, nonostante locandine decisamente chiare su quale sia la clientela a cui puntano, non viene utilizzato il termine “gay”, in quanto scomodo e troppo “forte”. Alcuni proprietari di questi locali hanno affermato in varie interviste che gli è stato proprio vietato di utilizzare tale termine. Al suo posto viene utilizzato il termine tóngzhì åŒå¿— “compagno”. Tóngzhì con il suo significato di omosessuale iniziò ad essere in voga a partire dal 1989, quando ad Hong Kong si tenne il primo festival cinematografico a tematica gay di tutta l’Asia. Parallelamente al frequente uso del termine tóngzhì con questa accezione, l’utilizzo della parola col significato “compagno” iniziò ad essere pian piano sempre meno diffuso tra il popolo, utilizzato per lo più solo nelle occasioni ufficiali. Nel 2001, al fine di organizzare il primo festival di film gay in territorio cinese, numerose persone presentarono la richiesta alle rispettive autorità ufficiali utilizzando la parola tóngzhì. Il consenso, dato dalle autorità soprattutto per aver colto solo la componente comunista del termine, portò la parola a diventare sinonimo di “omosessuale”. Tra i locali gay più famosi di tutta la Cina ricordiamo il Destination (目的地) a Pechino e Eddy’s a Shanghai.

Non tutti i cinesi però hanno il coraggio di andare in questi locali. Alcuni parchi, come il famosissimo parco Mudanyuan di Pechino, sono da moltissimi anni luoghi di incontro per omosessuali e, in determinate zone del parco, trovate tantissimi uomini a ogni ora del giorno e della notte che girano (spesso con tanto di mascherina per non farsi riconoscere) nella speranza di fare qualche conoscenza interessante o di incontrare qualcuno con cui passare una notte di passione. Spesso sono frequentati, così come le saune gay, da individui più avanti con l’età, quella fascia di persone che non fa ancora affidamento alle app d’incontri per trovare possibili partner. È proprio in uno di questi parchi, ovvero il Parco dei Loti di Taipei, che il famosissimo scrittore Bai Xianyong ambienta uno dei suoi romanzi più famosi, Il maestro della notte, che è anche, insieme a Beijing Story di cui non si conosce l’autore, uno dei romanzi cinesi a tematica gay più conosciuti. Si tratta di storie di giovani omosessuali costretti a prostituirsi sotto la guida del maestro Yang, figura controversa che li accoglie prendendosene cura. Il parco diventa così un mondo a parte, segreto, senza rigidi valori morali ma allo stesso tempo pieno di regole.

Cinese è anche l’applicazione di incontri dedicata agli omosessuali con più iscritti al mondo: Blued. Creata da Mao Baoli, ex poliziotto che perse il lavoro proprio a causa della sua omosessualità, venne a inizi anni 2000 fortemente ostacolata dai governi locali delle città in cui avevano posizionato i propri server, finendo per spostarsi a Pechino nel 2009 alla ricerca di un ambiente più aperto alle diversità. Blued attualmente conta circa 50 milioni di iscritti ed ha diverse sedi nelle principali città cinesi, sedi in cui è possibile recarsi per fare gratuitamente un test dell’hiv o parlare con volontari di qualsiasi questione se si necessita di supporto psicologico.

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“Tra Cina e Italia” punta ad essere un punto di riferimento, in particolare (ma non solo) per coloro situati tra Modena e Reggio Emilia, per coloro che vogliono capire di più o per quelli che hanno a che fare con il mondo cinese. Quello che sogno è di riuscire a portare un po’ di Cina autentica anche qui, avvicinando le persone a un mondo di cui sanno molto poco o di cui hanno una visione non sempre corrispondente alla realtà. Sul sito verranno pubblicati regolarmente post che parlano della Cina e che vorrei condividere con tutti coloro che condividono questa passione. Dalla cultura al cibo, dalla lingua ai viaggi. Cercherò di inserire nei post anche alcuni scatti a cui sono particolarmente legato, scelti tra le migliaia di foto fatte in questi anni. “Tra Cina e Italia” offre diversi servizi, come per esempio corsi di lingua cinese (sia per privati che per aziende) o di italiano per cinesi. Servizi di traduzione ed interpretariato, così come di accompagnatore viaggi. Corsi e serate, portate avanti insieme ad un cuoco professionista, per imparare a cucinare il cibo cinese (quello vero). Si organizzano anche eventi dedicati all’approfondimento della cultura e della società cinese.

 

 

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