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BambĂą: acciaio verde

BambĂą: acciaio verde


Il primo ottobre si è tenuto a Madrid un importante simposio sul bambù, il primo nella storia d'Europa incentrato su questa tematica. Durante la conferenza numerosi esperti hanno parlato del ruolo chiave che il bambù potrebbe avere nella crescita della green economy e della necessità di una maggiore conoscenza di questo materiale da parte dei paesi europei. In Italia, inoltre, il 5 e 6 ottobre si è tenuta la conferenza Under the Bamboo Tree, il primo concorso internazionale dedicato alla progettazione e alla realizzazione di oggetti di design in bambù. La conferenza si è svolta al Labirinto della Masone di Fontanellato che, oltre ad essere il più grande labirinto esistente, è composto interamente da piante di bambù, circa 200 mila. Il curatore scientifico del labirinto è Mauricio Cardenas, importante architetto colombiano che è intervenuto anche alla conferenza.

Il bambù è una pianta legnosa che in numerose culture viene utilizzata da molto tempo nella costruzione di edifici. Da noi spesso trascurato, il bambù è un materiale che può contribuire al raggiungimento di un mondo più verde in quanto soluzione alternativa alla riduzione delle emissioni di carbonio e che potrebbe rivoluzionare l'industria odierna delle costruzioni.

"Questo materiale è rapidamente rinnovabile, cattura enormi quantità di CO2 durante la crescita ed è caratterizzato da una resistenza alla trazione maggiore di quella dell'acciaio; è anche più duro del legno", afferma Pablo van der Lugt, esperto di bambù dell'University of Technology di Delft e l'attuale responsabile della sostenibilità e dell’innovazione di MOSO (marchio di massima qualità per i prodotti in bamboo).

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Parte del fascino del bambù è che cresce molto velocemente: il bambù moso cinese può crescere fino a un metro al giorno prima di raggiungere la sua massima altezza, mentre il bambù sudamericano guadua può crescere fino a otto pollici al giorno. La raccolta può essere fatta dopo 3-6 anni di crescita e anche successivamente continuano a crescere con rapidità. L’età di raccolta di querce e pini varia invece dai trenta ai quarant’anni.

Sebbene sia simile ad un albero per forza e aspetto, il bambù è in realtà un tipo di erba. Si tratta però di una categorizzazione difficile poiché alcune specie di bambù crescono fino ai 35 metri di altezza e possono raggiungere i 30 centimetri di diametro (Liese e Köhl 2015). A fare da supporto a questa rapida crescita è la sua fitta rete di radici. Ciò porta il bambù ad avere l’ulteriore vantaggio di prevenire l'erosione del suolo e di filtrare le acque reflue. Oltre a ciò, secondo numerosi studi pubblicati dall'Organizzazione internazionale per il bambù e il rattan (INBAR), le foreste di bambù possono ridurre il CO2 allo stesso modo o persino di più delle piantagioni di alberi, tra le 200 e le 400 tonnellate per ettaro all'anno.

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Soprannominato "acciaio verde" in un recente vertice ospitato da Kew Gardens, il bambù lavorato può essere un sostituto pronto per materiali da costruzione a base di assi come travi di sostegno, pannelli e assi del pavimento. Il processo prevede il taglio longitudinale di strisce dal corpo cilindrico del bambù, le quali vengono poi pressate tramite il vapore e incollate. Attualmente vengono utilizzati additivi e colle a base biologica tra cui la soia, la lignina o la bagassa, fondamentali nella creazione di prodotti in bambù a scarto zero: più ecologici, più resistenti all'espansione dovuta al calore e generalmente più duri rispetto alle tipiche varietà di legno, cemento e acciaio.

Le opere di architettura fatte in bambù sono sempre più numerose. Tra quelle più degne di nota troviamo un palazzo a sette piani completamente in bambù a Bali; l'auditorium circolare negli uffici Avay di Israele e in Spagna i 200.000 metri quadrati di pannelli curvi che compongono il soffitto dell'aeroporto internazionale di Madrid. L’utilizzo del bambù è senza dubbio una delle principali tendenze del momento nel settore dell'architettura.

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In generale, tuttavia, l'Europa è ancora molto indietro in termini di utilizzo del bambù rispetto ai paesi del sud-est asiatico e dell'America centrale, dove le persone lo continuano ad usare da diversi millenni. Ciò potrebbe in parte essere spiegato dal fatto che l'Europa e l'Antartide sono gli unici due continenti in cui il bambù non cresce. "Il problema principale, tuttavia", secondo Borja De la Peña, responsabile delle politiche globali per INBAR, è che "la maggior parte dei paesi non conosce il pieno potenziale di questo materiale". L'immagine semplicistica del bambù come pianta destinata solo ad essere cibo per i panda non potrebbe essere più inesatta: il bambù utilizzato nell’edilizia appartiene a una specie diversa da quella a cui pensiamo solitamente. Ci sono ben 1642 specie catalogate di bambù secondo le ultime statistiche di INBAR e la priorità dell'istituzione è quella di promuovere i numerosi e possibili usi del bambù che sono conformi ai vari obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) appoggiati da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite.

Un altro problema è che pochissimi paesi hanno regolamenti riguardanti questo materiale. Alcuni paesi hanno una grande industria del bambù e però aderiscono vagamente a codici normativi stabiliti dai colombiani. Sono necessarie normative internazionali affinché il materiale ottenga una maggiore trazione in Europa. “Esistono regolamenti per il legno, ma c'è molta confusione sulla classificazione a cui appartiene il bambù. Alcuni si preoccupano del pericolo di incendi, ma la verità è che il bambù lavorato è considerato resistente al fuoco e l'Europa possiede la tecnologia esistente per fabbricare questi prodotti, sicuri per l'edilizia", ha continuato De la Peña.

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Anche le nuove normative sono difficili da attuare in quanto vi è un'assenza di amministrazione responsabile nei paesi europei. L'uso del bambù richiede il coordinamento di molti dipartimenti governativi, tra cui i ministeri dell'ambiente, dell'agricoltura e dell'edilizia abitativa. Per molti di loro, il bambù non è di primaria importanza e le organizzazioni internazionali del bambù hanno trovato difficile identificare un ministero con sufficiente potere da far avanzare le riforme ecologiche.

Se c'è un paese che ha capitalizzato sul bambù è la Cina. Il Paese del Dragone ha creato un'industria di 35 miliardi di dollari su 6 milioni di ettari di bambù; 8 milioni di persone lavorano in questo settore e vi sono ulteriori piani da parte del governo per aumentare il numero a 10 milioni entro il prossimo anno. Le aziende stanno già iniziando ad utilizzare il bambù come materiale principale nella creazione di tubi, mezzi di trasporto, pale di turbine, pavimenti di container e unità abitative.

In Cina la cultura dell’utilizzo del bambù è più radicata rispetto ai paesi che la utilizzano in favore della green economy. La pittura, la musica e la poesia cinese sin dall’antichità hanno avuto il bambù tra le loro muse ispiratrici e, sin dalla dinastia Shang (XVI-XI secolo a.C. ), è stato definito come qualcosa che "riflette l'anima e le emozioni delle persone". Il bambù viene utilizzato per fare carta, edifici e mobili; viene anche utilizzato come cibo e per fare medicine che sono ancora molto popolari, soprattutto tra i più anziani. In una metropoli moderna come Hong Kong, molti grattacieli sono costruiti con impalcature fatte di solo bambù, la cui flessibilità fornisce loro una maggiore resistenza ai tifoni rispetto alle impalcature metalliche.

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"La differenza", afferma De la Peña, "sta proprio nell'avere una cultura del bambù". Tuttavia stiamo lentamente vedendo segni positivi di cambiamento. Sempre più aziende europee producono prodotti in questo materiale; IKEA, per esempio, si sta impegnando ad utilizzarlo nella produzione di molti mobili. Per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema è inoltre in corso l'assegnazione di una giornata internazionale del bambù.

Una cosa è certa: se sempre più paesi riusciranno a sfruttare al massimo il potenziale del bambù, il mondo si avvicinerà di fatto al raggiungimento dei suoi ambiziosi obiettivi climatici ed ambientali, compresi quelli disviluppo sostenibile identificati dalle Nazioni Unite e tramite l'accordo di Parigi del 2015.

 

di Leonine Tsang e Davide Ghirelli

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