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La Cina e la carne di cane: Yulin, tradizioni e ipocrisia

La Cina e la carne di cane: Yulin, tradizioni e ipocrisia


 

Era da tempo che ci tenevo a fare un articolo su questo argomento e, dato il servizio fatto dalle Iene la settimana scorsa sul festival della carne di Yulin, ho deciso di prendere la palla al balzo e di scrivere finalmente quello che c’è da dire a riguardo. In questi anni ne ho sentite di tutti i colori su quello che si mangia in Cina. Spesso ho sentito discorsi pieni di ipocrisia e ricchi di perle di saggezza da parte di chi, in realtà, non conosce come stanno effettivamente le cose.

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I PREGIUDIZI VERSO I RISTORANTI CINESI

Credo che tutti abbiano sentito almeno una volta frasi come “sono venuti ad abitare dei cinesi in zona, infatti non si vedono più gatti randagi” o la più comune “hanno scoperto che in quel ristorante cinese servono il cane invece del pollo”. Mi ricordo di quando avevo all’incirca 17 anni e una mia amica cinese mi raccontava di come i suoi genitori, proprietari di un ristorante, fossero stati multati per avere avuto una parte della cucina non in regola. Quello stesso giorno furono multati altri due ristoranti italiani della stessa zona, ma nel giro di una settimana tutti affermavano con certezza che “il cinese è stato multato perché hanno trovato carne di topo nel freezer”. Questo rovinò non poco la fama del ristorante. I pregiudizi sono una brutta cosa, tenetevene alla larga e pensateci due volte prima di credere a quello che sentite. Vi lascio un link con un articolo del Fatto Quotidiano proprio su quelle che sono le bufale più famose riguardanti i ristoranti cinesi, per chi fosse interessato cliccare qui.

LA CARNE DI GATTO

Quando si parla di Cina bisogna tenere presente in primo luogo che è un paese enorme. Di zona in zona vi sono tantissime differenze tra le usanze e le abitudini, anche alimentari, che si possono incontrare. È difficilissimo parlare di Cina proprio per questo, quello che può essere verissimo per una parte del paese può invece non riguardare affatto le altre regioni. Perciò, tornando a quanto stavamo dicendo, mi sento di dire che in Cina non si mangia il gatto. Nella provincia del Guangdong, zona famosissima proprio perché si mangia di tutto, si possono trovare certi ristoranti o certi mercati in cui si può acquistare la carne di gatto, ritenuta importante per l’inverno in quanto vi è la credenza popolare che protegga dal freddo. Un piatto famoso della zona si chiama infatti “Il drago, la tigre e la fenice”, e viene fatto con carne di serpente, di gatto e di pollo. Nonostante ciò possiamo affermare con certezza che la stramaggioranza della popolazione cinese non mangia questo tipo di carne. Quando insegnavo a Pechino i miei studenti, provenienti comunque da tutte le parti della Cina, rimanevano spesso sconvolti nell’imparare che ci sono effettivamente cinesi che consumano carne di gatto.

LA CARNE DI CANE E IL FESTIVAL DI YULIN

E la carne di cane? Sì in Cina, come anche in Corea, Vietnam e alcuni paesi dell’Africa, si mangia il cane. Anche in questo caso si tratta di un sì parziale dato che la maggior parte della popolazione non lo mangia e che sono tantissime le zone in cui non si riesce a trovare. Secondo la medicina tradizionale cinese la carne canina ha importanti proprietà rinvigorenti. In Cina, fino a qualche decennio fa, non vi era una forte concezione del cane come animale domestico, soprattutto dopo che il Partito Comunista dichiarò nel 1949 che il cane era un elemento borghese e simbolo della decadenza nobiliare. Il consumo di carne di cane ha conosciuto un fortissimo calo negli ultimi anni. Uno dei ristoranti di carne di cane più famosi in Cina, situato a Canton, è stato chiuso nel 2015 dopo pressioni da parte delle autorità locali e di anno in anno diventa sempre più difficile trovare ristoranti che servono questo tipo di carne. Ciò è dovuto in parte all’influenza occidentale, al costo della carne e al fatto che sono sempre più numerosi i cinesi che hanno cani e gatti come animali domestici, in parte anche a una maggiore attenzione a quelli che sono i diritti degli animali.

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Anche il governo cinese negli ultimi anni ha mostrato un atteggiamento ostile al consumo della carne di cane, ma questo perché il governo cinese ha sempre prestato molta attenzione a quella che è l’immagine della Cina a livello internazionale e si sa che in occidente il consumo della suddetta carne non è visto di buon occhio. Prima delle Olimpiadi del 2008 fu infatti ordinato ai ristoranti che servivano carne di cane di togliere quest’ultima dai piatti proposti, in modo da non offendere la clientela straniera. Sinceramente trovo sbagliato questo doversi adattare a quella che è la cultura di altri paesi, nella maggior parte dei casi a quella occidentale. La cosa per cui bisogna lottare in Cina oggi è il riconoscimento di leggi per la protezione degli animali, metodi di macellazione del bestiame controllati e finalizzati a non far soffrire le bestie. Tutta l’attenzione dei media e le critiche della gente però riguardano solo le torture inflitte ai cani, in particolare durante il festival della carne di cane di Yulin. Questo festival è nato nel 2009 per motivi commerciali e, a differenza di come molti affermano, non è affatto una festa tradizionale.

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CRITICHE, INCOMPRENSIONI E IPOCRISIA

Le critiche nate in questa occasione, in particolare se indirizzate a un’intera nazione o a un’intera popolazione, sono decisamente fuori luogo. Quante feste della salsiccia o del salame ci sono in Italia? Queste feste non derivano proprio dalla morte di migliaia di animali? Il fatto che il cane sia in grado di mostrare (o provare, come dicono alcuni) più affetto verso gli essere umani non rende la sua vita più importante rispetto a quella degli altri animali. In Italia ogni circa 15 minuti si uccide un numero di animali pari a quello che si uccide in un anno a Yulin e, se uno si informa tramite documentari e ricerche, quello che avviene in molti macelli anche qui in Europa è comunque terrificante. Non c’è nulla di sbagliato a consumare carne di cane se si reputa giusto essere onnivori; assolutamente sbagliato è invece causare sofferenze gratuite agli animali. Tutta l’attenzione rivolta verso il festival di Yulin, però, dove alcuni animali vengono bolliti vivi e sottoposti a torture indicibili (si pensa l’adrenalina migliori il sapore della carne), è causata proprio dal fatto che si tratta di cani. Dico questo perché, purtroppo, festival di questo tipo sono presenti in moltissimi paesi del mondo verso maiali, pecore e altri animali da allevamento, ma quasi nessuno ne parla. Anche in Europa si fanno bollire vive le aragoste pur di migliorarne il sapore. Un volontario che salva un cane a Yulin diventa un eroe sul web, ma nessuno scrive mai niente sui tetri macelli di carne che producono hamburger per McDonald o KFC in Cina. Se uno vuole veramente fare qualcosa per la questione della difesa degli animali ben venga, ci sono tantissime battaglie da portare avanti e in Cina sono sempre più numerose le associazioni animaliste a cui rivolgersi. Concludo l’articolo narrando di un piccolo episodio che ho vissuto io in prima persona. Durante un viaggio nelle campagne della Cina del nord, vicinissimo al confine con la Corea, sono stato ospite a casa di alcuni contadini per diversi giorni. In quelle zone, data anche l’influenza coreana, è abbastanza comune imbattersi in vere e proprie macellerie canine o in ristoranti che servono il cane, come chi sa il cinese può vedere nella foto che ho scattato.
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Una volta assaggiata la carne di cane, da tanti di loro decantatami, ho scritto del mio viaggio e della mia esperienza online. Dopo aver risposto a un commento poco carino di una ragazza americana, dicendole che il mangiare mucche, conigli o cani è solo una questione di cultura, quest’ultima mi diede del pervertito perché oltre al cane avevo anche mangiato il coniglio. Oltre a lei tantissime persone si dissero offese perché avevo mangiato il cane e alcune dissero persino di volermi cancellare da facebook. Il consiglio che voglio dare è che quando volete parlate di altri mondi e di altre culture, fatelo uscendo da quella che è la vostra percezione delle cose, frutto della società in cui vivete e della sua rispettiva cultura.

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