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Halloween in Cina

Halloween in Cina


Scoprite con noi come si festeggia Halloween in Cina e quali sono alcune delle leggende urbane più famose.

Negli ultimi anni, a seguito della globalizzazione e dell’apertura della Cina verso il mondo, le feste di origine occidentale hanno sempre più successo tra i giovani cinesi e, così come altre feste, anche Halloween è atterrato nel paese del dragone. Molte delle feste occidentali che arrivano, scontato dirlo, non sono veramente sentite dalla popolazione ma sono spesso viste esclusivamente come una scusa per fare baldoria e per incrementare le vendite (in particolare da parte dei locali notturni e dei siti web dediti al commercio elettronico). I cinesi sono abilissimi nel creare nuove festività. Sanno bene, infatti, che sono moltissimi coloro che non resistono alla tentazione di concedersi qualche regalino, o qualche cena più ricca, in occasione delle feste speciali, cinesi o straniere che siano. Negli anni passati in Cina ho avuto modo di vedere in prima persona come i cinesi passano Halloween, festa a me particolarmente cara.    

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Nelle grandi metropoli, quali Pechino, Shenzhen e Shanghai, moltissimi locali delle zone più in voga, spesso frequentate anche dagli occidentali, organizzano serate a tema e riempiono il proprio locale di decorazioni macabre e paurose. Mentre noi qui in Europa abbiamo la festa dei Santi che ci garantisce una bella dormita la mattina successiva, in Cina Halloween viene spesso celebrato il primo sabato che precede il 31 ottobre perché, essendo il giorno dopo domenica, la gente può uscire e partecipare alle serate a tema. 

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Ci tengo a sottolineare come nella stramaggioranza dei casi siano esclusivamente i giovani a celebrare questa festa, spesso le persone più avanti con l’età non hanno neppure chiaro cosa sia questa strana ricorrenza proveniente dall’occidente. In Cina nessun bambino gira di casa in casa pronunciando il famoso “dolcetto o scherzetto?”, ma quasi tutti sanno delle zucche intagliate e che si tratta di un tipo di guÇ jié 鬼节 “festa degli spiriti”.

Come succede anche in Italia (erroneamente, in quanto Halloween qui ha radici ben più antiche di quanto si usi pensare) ogni anno vi sono diverse critiche riguardo a questa sfrenata adozione delle feste straniere, spesso dimenticando le proprie tradizioni e le proprie usanze. Sono sempre più, infatti, gli asili e le scuole materne in Cina che organizzano feste per Halloween, travestendo i bimbi da pipistrelli, mummie e vampiri.

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Molti genitori si lamentano di dover far crescere i loro figli abituandoli a feste che non sono mai state le loro, estranee alla cultura cinese, e che spesso mettono in ombra le altre festività più tradizionali da cui purtroppo i giovani si allontanano sempre di più. Questo allontanamento, in realtà, è spesso da imputare a molte politiche adottate dal governo cinese che, negli anni, ha eliminato o ridotto al silenzio molte festività religiose e antiche. Un altro motivo è che durante le feste tradizionali ci si riunisce con la famiglia. Quale migliore occasione per dare alle nuove generazioni lezioni di morale? È proprio in questi giorni che i giovani si sentono addosso gli occhi dei genitori e dei parenti, arrivando ad avere altissimi livelli di stress date le grandi aspettative che hanno riguardo al matrimonio, il lavoro e gli studi.

Halloween in Cina difficilmente attecchirà ulteriormente. D’altronde nel Celeste Impero vi sono già feste tradizionali riguardanti gli spiriti e i fantasmi, e non sono pochi i demoni che infestano gli incubi dei cinesi sin dall’antichità, così come sono tantissime le spaventose leggende urbane, misto di realtà e finzione, che si sono diffuse a macchia d’olio negli ultimi quindici anni grazie al web. Una cosa che ho notato è che i cinesi tendono ad essere particolarmente suscettibili quando si parla di fantasmi, spesso molto più di noi occidentali. Vi lascio con un paio di queste leggende, augurandovi un paurosissimo, e perché no un po’ cinese, Halloween. Wànshèngjié kuàile! 万圣节快ä¹! Felice Halloweenï¼

PECHINO – L’ultimo bus per le Colline Profumate

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Il 14 novembre del 1995, in una notte buia e tempestosa, un giovane salì su quello che era l’ultimo bus del giorno diretto alle Colline Profumate. Ripresa la corsa, l’autobus si fermò nuovamente poco più avanti. Due uomini, fermi in piedi sul bordo della strada, avevano infatti fatto segno all’autista di fermarsi, agitando lentamente le braccia avanti e indietro. Inizialmente l’autista aveva pensato di tirare dritto, siccome in quel punto non vi era alcuna fermata, ma ricordandosi che era l’ultima corsa del giorno decise di fermarsi comunque e di farli salire.

I passeggeri rimasero tutti sorpresi nel veder salire non due, ma bensì tre uomini sul bus, vestiti con abiti tradizionali cinesi di epoca Qing. Un uomo, quello scortato dagli altri due e che non si era visto per strada, aveva lunghi capelli neri bagnati e scompigliati. Durante il viaggio nessuno scambiò una parola con questi strani individui dalla pelle bianca come il latte e dall’espressione arcigna ed infastidita. Uno dopo l’altro, tutti i passeggeri scesero alle loro fermate, finché non rimasero sul bus solo il giovane uomo e un’anziana signora, oltre ovviamente all’autista, al controllore e alle misteriose figure.

Il lungo silenzio venne rotto all’improvviso dalla signora, la quale iniziò ad accusare il giovane di averle rubato il portafoglio. Dopo vari minuti di accesa discussione, l’anziana disse che si sarebbe calmata solo se fossero scesi dal bus e si fossero recati alla più vicina stazione di polizia. Il giovane acconsentì ma andò su tutte le furie quando si ricordò che era appena sceso dall’ultimo bus e che la prima stazione di polizia era probabilmente molto lontana. La signora, per calmarlo, gli disse che mentre erano sul bus una folata di vento aveva fatto sollevare la veste di quei bizzarri passeggeri e aveva visto così che erano senza gambe. Per convincere il giovane a scendere aveva inventato quella scusa.  

Il bus venne ritrovato solo tre giorni dopo, in un posto molto distante dalle Colline Profumate. All’interno vi erano tre corpi in un avanzato stato di decomposizione: quello dell’autista, del controllore e di una figura maschile non identificata dai lunghi capelli neri. La polizia non fu mai in grado di fare luce sull’accaduto. Da allora però sono stati molti quelli che hanno detto di aver visto dei fantasmi sulle ultime corse degli autobus notturni.

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HONG KONG– The Hello Kitty Murder

Era il maggio del 1999 quando una ragazzina di 14 anni si presentò alla stazione di polizia di Tsim Sha Tsui, Hong Kong. La ragazzina era totalmente fuori di sé, sembrava terrorizzata e continuava a ripetere frasi senza senso: sosteneva di essere perseguitata dal fantasma di una donna che lei ed altri avevano torturato ed ucciso. 

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La reazione dei poliziotti fu estremamente scettica ma, dato che la ragazzina continuava ad insistere, decisero di accompagnarla a casa ed assicurarsi che tutto fosse tranquillo.

Giunti al terzo piano di una palazzina al numero 31 di Tsim Sha Tsu, trovarono la casa vuota, ma era evidente che nell’edifico viveva più di una persona. La ragazzina, una volta arrivata in casa, entrò in uno stato di profonda agitazione e indicò agli agenti un enorme pupazzo di Hello Kitty, a forma di sirena, a terra vicino a letto.

Intravedendo qualcosa di lucido al suo interno, un agente scucì il pupazzo e vi trovò un teschio umano. Grazie agli investigatori e alla testimonianza della ragazzina, si scoprì che il cranio apparteneva a Fan Man-yee, una ragazza cinese di 22 anni, che era già nota alla polizia per prostituzione e furto. La donna, un’anno prima, aveva cominciato a lavorare in una casa d’appuntamento di Tsim Sha Tsu, dove la maggior parte della sua clientela era formata da malavitosi della peggior specie. Uno di questi la rapì e la povera ragazza diventò l’oggetto delle sue follie e di quelle di altri tre complici, che iniziarono a torturarla per il solo gusto di farlo, dapprima a mani nude, ben presto con soprammobili, barre di metallo e vari oggetti affilati. Dopo due mesi di torture, finalmente Fan morì.

Dopo l’arresto e l’incarcerazione dei colpevoli, la polizia notò sulle telecamere di sicurezza che nei mesi successivi alla morte di Fan vi era una donna, sfocata nelle immagini delle riprese, che si aggirava costantemente intorno all’appartamento o che compariva all’interno dei negozi al piano terra durante le più svariate ore notturne. Questo crimine fu nelle prime pagine dei giornali per molto tempo e sono tanti coloro che non si attentano ad avvicinarsi, da soli e di notte, a quella palazzina al numero 31 di Tsim Sha Tsu.

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